sabato 31 ottobre 2009

La radio

Ne aveva ascoltate tante la radio posta sul mobile, dimenticata da tutti, ma non dalla polvere che si sentiva a suo agio sulle sue lisce pareti marro' scuro. Dopo aver parlato per diversi decenni, era stanca e aveva deciso di tacere e di provare solo ad ascoltare. Discussioni, preghiere, canzoni, pianti, silenzi... insomma un pò di tutto. Se ne stava immobile nel suo cantuccio, testimone di quelle parole dolci, amare, fiduciose o sospettose che aveva più volte pronunciato.

Era una radio seria, non una di quelle micro radio che non fai in tempo ad accenderla che scintilla tutta di led a intermittenza, sempre più mini e con cuffie superpotenti. No, lei era una vecchia radio di legno, a valvole, con tre belle manopole giallastre ed i nomi di tante città del mondo stampate sul frontespizio. Sapeva parlare tante lingue lei, non come le giovani radio moderne che avendo solo l'FM riescono a parlare solo la lingua nazionale o i dialetti locali...

In una mattina estiva di tanti anni fa aveva ascoltato anche quella conversazione dolorosa nella quale uno dei due diceva all'altro che non ce la faceva più, che le cose erano cambiate, che non se la sentiva di continuare con gli impegni presi. L'altro aveva annuito inghiottendo con difficoltà lacrime, rabbia, delusione, sconcerto... Lei aveva ascoltato e custodito senza proferire alcun lamento o giudizio. Sorpresa lo era stata, ma anche lei aveva gridatro più volte quegli stessi concetti, pronunciati da uomini e donne esasperati o impazienti. Ora le toccava ascoltare, provare a capire...

L'altro sapeva che la radio sapeva e che per anni aveva capito senza giudicare. All'ennesimo trasloco, quando improvvisamente se la ritrovò tra le mani, penso di regalarla al suo amico. In fondo era stata la sola e unica testimone di una storia meravigliosa andata in frantumi, ma non del tutto.

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