Del FAST FOOD è presto detto il fasto:
locale vasto come una piscina,
pelago irto di luci arancione,
del dio Hamburger è il tempio, con cucina.
Farmaceutico il pasto:
calorie surgelate, patate e margarine,
orbitali spinaci, pollo-bunker,lattine sopra lattine:
Birra, Coca, Tonik Water. Sprite!
Tutto e anche più lo Stomaco trangugia.
L’incasso è da vertigine: a migliaia
al giorno i pasti, chiusura a tarda notte.
(Già pronti, da settimane,
gli hamburger di domani).
Tutto da Tecnici è il Menù stilato,
transgenico garantito.
Nulla va perso, tutto è riciclato.
In gamma Ducotone è l’offerta gelato.
Il mio fast-food è al due di via Gastriti
Mangio tra spalle quadre e crani rasi
Di donne tutte in nero. Su nuche lavagnetta
Mi scrivo con Grinta Marker
Appuntamenti, numeri, prefissi,
radiotaxi, medici, erboristi.
Cellulare applicato fisso,
la morte sola lo stacca.
Varia la gente: Esquimesi, Astigiani,
Rioplatensi, Gallaratesi,
Nipponici, Nord-Est, Domenicani:
tutti col salamino tra le mani.
Mondiale la catena: Alaska o Urali
Via Moscova o la Macarena
Locali tutti uguali.
Minuti dieci ed è già lunga la cena.
All’aeroporto il detector di alimenti
Segnala pronto: “stomaco in fermento”.
Nota di polizia: “A cenare
Al fast-food solito andare”.
Ed eccoti schedato
Per quell’hamburger troppo reiterato!
- Come ti trovi? Tu ci vai sovente…
- Non male… Simpatico l’ambiente.
Non elitario. Per chiunque sei niente - .
Chi è solo, lo diventa un po’ di più,
perché il Panino è un isola, sei sempre tu e tu.
La vicina di Coca è piatta
Come il bancone del bar, forse è una bara.
Ha il cinguettio di una barella,
vietato a tutte è il porto di mammella.
La lingua che si parla è protostorica:
monosillabi, strida, rutti, qualche risata
del tutto immotivata.
Per smaltire il piccante
Arrivo fino al molo…
Mangiare in altro modo non so più
Stasera, forse, mi butto giù.
Divo Tamanzo, Fast-Food (1996)
lunedì 9 marzo 2009
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