venerdì 12 febbraio 2010

Il prete e la televisione

1956 cominciano a diffondersi i primi televisori. Grosse valvole, schermo in bianco e nero, un peso indicibile. Don Albino era parroco in una grossa frazione di un paese del centro Italia. Era arrivato da lontano questo prete un pò timido, solidamente formato prima del Concilio, tonaca e saturno spesso in testa. Usava una vecchia macchina che ne esaltava ancor maggiormente lo sguardo e il volto: sempre sereno, quasi serafico.

La sua canonica alla fine di quell'anno di grazia del Signore era méta quotidiana di tanta gente, soprattutto uomini, che si fermavano attoniti a vedere la grande novità dello schermo parlante che portava a tutti parole e imagini lontane. Il paese era situato ai piedi di una montagna, mentre la frazione di don Albino si estendeva in pianura, una zona dove la ricezione delle onde era decisamente migliore e la TV poteva essere vista senza troppi problemi di interferenze.

E così il giovane prete, venuto da lontano, accoglieva sorridente, e imbarazzato allo stesso tempo, persone che in Chiesa non avevano mai messo piede. Ne aveva fatto ben presto un'occasione di evangelizzazione e non mancava anche l'offerta di un bicchierino di alcool che riscaldava la compagnia e solidificava le amicizie.

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