domenica 28 febbraio 2010

Stampa missionaria 1

articolo pubblicato su 'Missioni OMI', n.1/2 2010, p. 37

Stampa missionaria dove vai? / 1
Breve inchiesta sull’informazione missionaria in Italia


di Pasquale Castrilli

Le riviste missionarie in Italia possiedono una lunga tradizione. Hanno portato nelle case dei lettori immagini, racconti, a volte drammi delle giovani chiese e dell’impegno missionario in tutti i continenti.
In un momento storico in cui l’idea di missione si è sviluppata e diffusa nella Chiesa italiana, tanto da non essere più patrimonio dei soli Istituti missionari, ha senso ancora una rivista missionaria? Esiste ancora un mercato per le riviste missionarie? Quale lo specifico oggi, quali i contenuti?
Missioni OMI ha invitato a ragionare su questi argomenti alcuni direttori delle principali riviste e agenzie stampa missionarie italiane. E ha pensato, in questo anno 2010, di presentare ai suoi lettori un breve reportage sull’informazione missionaria in Italia. In ciascuno dei prossimi numeri del nostro mensile verrà presentata una delle principali riviste missionarie italiane. Abbiamo concentrato la nostra attenzione su quelle che hanno una maggiore tiratura, come pure una storia e un’esperienza consolidata alle spalle..Ci soffermeremo non solo sulla carta stampata, ma anche sulle agenzie stampa missionarie e sull’informazione missionaria che viaggia sulla rete Internet.
Nel dicembre 1992, il card. Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, parlando ai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) impegnati nella stampa missionaria, affermava: “Noi vorremmo che la nostra stampa missionaria avesse questa forza comunicativa del Vangelo proprio attraverso le notizie sulla diffusione del Vangelo… Ridateci lo stupore del primo annuncio del Vangelo, ridatelo alle nostre comunità, non soltanto ai cristiani delle terre di missione, ma anche a noi, perché questo stupore riscaldi il cuore di tutti”.
Dare voce ai sud del mondo, presentare notizie alternative che non trovano spazio nei media tradizionali, mostrare il volto della Chiesa a servizio dei poveri, favorire un accostamento rispettoso alle culture dei paesi in via di sviluppo… Sono solo alcuni dei contenuti con i quali la stampa missionaria si è sempre identificata. La rete di riviste, per lo più mensili, e agenzie stampa, portano l’attenzione dei lettori e dei media nazionali, su problemi, situazioni, contesti sociali ed economici, che difficilmente trovano cittadinanza nelle reti RAI e Mediaset o sui principali quotidiani italiani. In verità qualcosa di nuovo nella selezione delle notizie operata dai media nazionali, si intravede in questi ultimi anni, tanto che il TG di SkyNews 24, diretto da Emilio Carelli, si sta sempre più affermando come una finestra aperta sul mondo a 360°.
Il giornalismo missionario può dunque “riscaldare i cuori”, ma anche provocare le intelligenze e spingere alla condivisione. Si tratta di un modello di giornalismo dove l’esperienza sul campo vale più di qualunque dispaccio di agenzia o di qualsiasi ragionamento ideologico. Un giornalismo fatto di persone, di culture, di guerra, di dittature, di povertà, di situazioni alle quali i missionari cercano di rispondere, non con trovate estemporanee, ma con l’annuncio evangelico e con fatti concreti.
Ci auguriamo che l’incontro con questi temi possa provocare nei giovani lettori di Missioni OMI il desiderio di saperne di più. Dopo la famosa tesi di Piero Gheddo, missionario noto al grande pubblico italiano, da cui fu tratto il famoso testo “Giornalismo missionario” (EMI 1958, pp. 155) , è forse arrivato il tempo per un nuovo studio, rigoroso e approfondito, sull’informazione missionaria in Italia.

Nessun commento:

Posta un commento

se desideri puoi lasciare un tuo commento