giovedì 11 novembre 2010

Stampa missionaria 7 (Agenzia MISNA)

(pubblicato da 'Missioni OMI', ottobre 2010)

Stampa missionaria dove e vai? / 7

Breve inchiesta sull’informazione missionaria in Italia

AGENZIA MISNA

di Pasquale Castrilli

Un’”avventura”, una “scommessa”, “la declinazione della nuova aera digitale applicata al mondo missionario”. Sono tutte espressioni di Giulio Albanese, comboniano e fondatore nel 1997 della Missionary Service News Agency (MISNA), attualmente diretta da Mariano Benni. Con padre Albanese ripercorriamo un po’ di storia…

Come è iniziata questa agenzia di notizie missionarie?

MISNA nasce dal basso, come Google, Amazon, come tutte le grandi idee della rete: un pugno di “carbonari” fortemente motivato, a dispetto degli scettici. Era il 1997. In Italia Windows ‘95 era arrivato a ottobre di due anni prima. Mi vengono in mente le parole di Nicholas Negroponte riguardo all’innovazione : “essere innovativi è il contrario di quello che i genitori di solito si aspettano dai figli, di quel che la maggior parte dei dirigenti spera per la propria azienda e di quel che i capi di Stato si augurano per i loro Paesi. E gli innovatori sono per lo più insopportabili…”. In queste parole del “profeta della rete” mi sembra di poter cogliere un frammento del Dna della MISNA ed uno dei tratti fisiognomici salienti manifestatisi nel suo primo quinquennio di vita.

Come fu accolto questo progetto?

Contraddizioni, indisciplina, caos, crescita tumultuosa, riconoscimenti come il “Saint Vincent” e prese di posizione negative anche da ambienti vicini (a volte gridate ma per lo più silenziosamente corrosive), amata da alcuni e ritenuta insopportabile da molti altri: almeno tutto questo di sicuro c’è stato. Se ne può ricavare anche che c’è stata di sicuro innovazione? Credo davvero di sì, nella consapevolezza che mai come oggi è necessario ricercare percorsi innovativi nell’ambito della comunicazione in chiave Ad Gentes.

Puoi ricostruire gli inizi?

Ma andiamo con ordine per ricostruire il contesto nel quale è nata la MISNA. In occasione del Secondo convegno missionario nazionale di Verona, a settembre del 1990, si avvertì l’esigenza di mettere su un’agenzia giornalistica missionaria intercongregazionale, che potesse lanciare in tempo reale le notizie sui Paesi del Sud. A quei tempi, mancando il supporto digitale, si pensava a un ufficio stampa in grado di trasmettere via fax comunicati ai mezzi d’informazione, a cadenza settimanale o quotidiana. Sta di fatto che le buone intenzioni rimasero tali per diverso tempo; alcune precedenti esperienze erano apparse eccessivamente onerose perché le uniche fonti di entrata erano gli abbonamenti (scarsi o quantomeno insufficienti a coprire i costi) a un bollettino che conteneva i vari dispacci, spedito mensilmente ai lettori. Lo scenario non era dei più favorevoli. Per certi versi giustificato lo scetticismo che nella primavera del 1997 incontrò il progetto MISNA, redatto dal sottoscritto su suggerimento di Eason Jordan, figura storica della CNN International. L’idea, che si sarebbe rivelata vincente, consisteva nel creare un network di fonti missionarie e del volontariato, disseminate nel Sud del mondo per raccontare quanto accadeva nelle periferie del villaggio globale. Quando sono partito con questo progetto avevo soltanto un computer collegato alla rete attraverso una linea mononumerica, bicanale. Poi tanta fatica, tante notti insonni, i primi acciacchi. Ma la Provvidenza si affaccia e … nasce MISNA.

Quale fu la prima redazione della MISNA?

Trascorsi un paio di mesi dall’inizio dell’attività giornalistica, il professor Sergio Pillon, che aveva creato il supporto Web dell’agenzia, mi regalò due computer e fece installare un software formato personale. Insomma, tentammo d’inventare il possibile perché a quei tempi, essendo gli accessi Internet ancora una rarità, erano pochi i missionari che potevano consultare la MISNA on line. McLink, il primo provider di Internet italiano ci regalò la connettività e la banda.

Poi, a poco a poco, sono arrivati i primi finanziamenti del mondo missionario. Negli anni naturalmente molte cose sono cambiate, ma ritengo che oggi sia necessario operare un sano-fisiologico discernimento, soprattutto guardando al futuro. Sebbene la nascita di questa agenzia abbia rappresentato una tappa importante sul cammino dell’informazione missionaria, la sua storia costituisce anche la cartina al tornasole di una realtà, quella dell’editoria missionaria, ancora perfettibile.

Quali riflessioni trai dal percorso della MISNA?

Anzitutto occorre rinnovare l’impegno a mantenere alti gli standard di qualità, valorizzando la professionalità dei laici. La loro presenza costante nelle redazioni è una garanzia di continuità per tutte le testate che, com’è noto, sono sottoposte solitamente ogni quattro, cinque anni all’avvicendamento dei “direttori- missionari”. Vi è poi l’aspetto economico che troppo spesso risponde a uno spirito di beneficenza, piuttosto che affrontato dagli editori di riferimento (gli istituti missionari) come si farebbe in una vera e propria azienda. Occorre pertanto investire risorse, con un’attenzione al delicato rapporto costi-benefici, che esige un’azione tipica delle imprese no-profit: riconciliare la diffusione del prodotto mediatico con la sfera dei valori. Questa è naturalmente l’ambizione su cui giurano tutte le iniziative editoriali. Ma la realtà è diversa.

Come tenere fede allora a quell’ambizione? È possibile soltanto attraverso una fattiva comunione del mondo missionario sia con le chiese locali sia nelle relazioni tra gli stessi istituti Ad Gentes. L’eccesso di “auto-referenzialità” è una pericolosa miopia che indebolisce la visione d’insieme e penalizza la capacità di progetto intercongregazionale.

(Box)

L’attenzione del mondo dell’informazione

“Quando MISNA nacque lavoravo a Rai International. Le dedicammo un servizio nel nostro programma di approfondimento televisivo settimanale. In redazione sembrò a tutti una realtà interessante, nuova nel panorama giornalistico. Anche oggi, a distanza di anni, a Rainews 24, MISNA e Asianews sono considerate due fonti attendibili di notizie e di approfondimenti da zone del mondo sempre poco monitorate. Credo sia utile per tutti, non solo nel mondo ecclesiale e missionario, ma anche nel contesto dell’informazione laica, ricordare le origini e i primi passi dell’agenzia d’informazione missionaria, con lo spirito pioneristico e l’intuizione delle grandi avventure. Le legittime domande sul futuro potrebbero forse stimolare una più approfondita riflessione sia tra i soggetti promotori che tra i potenziali utenti. La mia sensazione è che tra titoli gridati, curiosità di ogni genere e notizie che corrono in rete superficiali e veloci, uno spazio e uno stile come quelli di MISNA vadano difesi e promossi come spazio di libertà e di verità. (Vania De Luca)

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