venerdì 5 novembre 2010

"Bentornato alla vita"

E' la frase che il presidente della repubblica cileno, Sebastian Pinera, ha rivolto a ciascuno dei 33 minatori tornati fuori dalla terra, lo scorso 13 ottobre. La storia è nota. A inizio agosto nella miniera di San Josè, a Copiaco, nel nord del Cile, questi minatori, tutti cileni e un boliviano rimanevano intrappolati a 700 metri di profondità. Due mesi di angoscia, ma anche di solidarietà con la miniera che si era trasformata in una cittadina che ospitava roulottes e camper delle famiglia dei minatori.
La CNN ha coperto egregiamente l'evento dell'estrazione dei '33', avvenuto in quasi 24 ore, presentando una breve nota biografica di ciascuno dei minatori, man mano che affiorava in superficie.
E su, al sole, il sorriso e l'abbraccio del presidente, dei familiari, dei colleghi e le parole pronunciate da Pinera: "Bentornato alla vita", dette con autenticità e una certa solennità.
Riemergere da un baratro, da un punto oscuro della vita è esperienza di liberazione. Dà energie nuove, speranze, orizzonti diversi. Nei periodi bui ci si ricorda delle cose importanti, si scoprono nuovi aspetti del sè, si diventa più forti. Certamente la vita dei '33' sarà diversa ora. Dopo il clamore delle prime settimane, dove sono stati acclamati come eroi, si rientra alla normalità. Con un bagaglio di vita di enorme importanza. Settanta giorni trascorsi nel ventre della terra lasciano un segno indelebile sulla vita di un uomo.

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