martedì 7 dicembre 2010

Meglio imbecille

La malattia fisica aveva giocato un brutto scherzo anche alla sua interiorità. Lorenzo non era mai stato un leone. Non aveva mai pesato più di sessanta chili in vita sua, sempre preciso e ligio al dovere non si era mai concesso una scappatella. In gioventù aveva dubitato qualche volta della sua professione, se quanto faceva era giusto e corrispondeva veramente ai suoi desideri. Ma questo era stato la massima trasgressione che si era permessa. Al lavoro era un tipo alternativo. Si occupava di quello che altri non volevano fare, veniva spesso denigrato e sfottuto per le sue idee e i suoi comportamenti strampalati e a volte senza senso.

Ma di esperienza Lorenzo ne aveva tanta. E come nessun altro intuiva dove stava il bene e dove alloggiava il male. Aveva sviluppato una sorta di metodo per ‘difendersi’ dagli attacchi della vita.. Era il suo sorrisetto, gentile e squillante, che feriva l’aria inaspettato. Lo aiutava a salvarsi.

Gli anni passavano e con la tarda età e la malattia galoppante arriva anche qualche cedimento interiore. All’improvviso Lorenzo comincia a vedere tutto nero. Il medico gli prescrive medicinali adeguati al suo stato e in breve recupera smalto. Un equilibrio precario, delicato, ma sufficiente per permettere un’esistenza pacata, dimessa e in seconda fila. Certo ogni tanto si lamentava dell’ambiente e degli altri, ma sapeva trovare in sé stesso le forze e le risorse.

La mente si sa produce e un bel giorno gli suggerisce di interrompere l’assunzione di farmaci. Risultato: nel giro ci qualche giorno Lorenzo piomba in uno stato penoso dove si alternavano momenti di euforia e momenti di grande crisi interiore. In queste ultime, stargli accanto e ascoltarlo diventava difficile, ma estremamente interessante. Lorenzo partoriva pensieri sulla realtà e sui suoi colleghi di una lucidità sorprendente. Molte delle sue considerazioni erano di un realismo e di una veridicità innegabili. Davvero sorprendenti.

Ma un ‘matto’ di quelle dimensioni andava spento, troppo scomoda la sua gestione. E così il capo decise una visita superspecialistica che ribaltò la realtà. Con dosi massicce di farmaci, Lorenzo venne sedato e presto ritornò la pace negli ambienti che frequentava, e con essa anche la noia e l’allineamento.

La domanda è scontata. Chi preferire? Il Lorenzo sedato e rimbecillito o quello depresso, ma profondamente dentro la realtà?

La risposta, forse, un po’ meno.

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