mercoledì 11 maggio 2011

Stampa missionaria 12 (E VAI)

(pubblicato da 'Missioni OMI' aprile 2011)

Note di stampa

Breve inchiesta sull’informazione missionaria in Italia

E VAI

di Pasquale Castrilli

La puntata di questo mese della rubrica ‘Note di stampa’ci fa incontrare una rivista missionaria per ragazzi: E Vai pubblicata dal PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere). Nella letteratura missionaria hanno sempre avuto spazio le pubblicazioni per l’infanzia che hanno ricevuto nel tempo attestati di apprezzamento da parte delle famiglie e di quanti sono impegnati in ambito scolastico e catechetico.

Da settembre 2009 E Vai ha preso il testimone da una gloriosa testata per ragazzi, che si chiamava Italia Missionaria ed era stata fondata da p. Paolo Manna nel 1919. Il missionario, apostolo in Birmania, fu un grande comunicatore e diresse Le Missioni Cattoliche dal 1909, fondando negli anni successivi Propaganda Missionaria (1914), un foglio informativo molto diffuso e Italia Missionaria per la gioventù.

E Vai si presenta come “una rivista missionaria, di educazione alla mondialità per un pubblico giovane. Parla un linguaggio giovane e si lascia sfogliare da chi ama il mondo e la sua gente”. Si può consultare online cliccando sul sito www.pimemilano.com.Il titolo stesso è un invito a partire, a mettersi in cammino - si legge - a diventare veri protagonisti del mondo di domani partecipando attivamente alla sua costruzione”. Il sito internet è ricco di materiali proponendo ai ragazzi letture, favole, approfondimenti tematici e giochi.

Questo mensile di educazione alla mondialità è attualmente diretto da p. Piero Masolo, missionario del PIME, 32 anni. Partito dalla sua Milano per gli studi teologici nelle Filippine, p. Piero è sacerdote dal 2008 e da settembre 2009 lavora “contento” a questa rivista. “La redazione di E Vai è composta da educatori professionisti che lavorano per l'Ufficio Educazione alla Mondialità del Pime”, sono le prime battute della sua chiacchierata con Missioni OMI.

Quali sono gli obiettivi principali della rivista che dirigi?

E Vai è una rivista per bambini che si occupa di intercultura. Nasce dal lavoro e dalle riflessioni dell’Ufficio Educazione alla Mondialità del Pime, nel tentativo di far passare attraverso rubriche, giochi, fumetti, fotoromanzi i concetti cari all’ufficio: la convivenza in un mondo che si è fatto, oramai da tempo multiculturale, ma non ancora interculturale. Affrontando temi come i diritti dei bambini, il lavoro minorile, la pace che si fa in primis nel micro della propria classe e della propria famiglia, la custodia del Creato, i racconti di missione, la rivista non vuole essere esaustiva, ma spunto da cui partire per ulteriori riflessioni, da fare con le insegnanti e i compagni di classe o con i propri genitori. La rivista inoltre ha una rubrica dedicata al Progetto Adottiamoci, progetto di gemellaggio tra scuole italiane e realtà di Missione: Quest’anno, il Progetto Adottiamoci è con Parintins, città brasiliana nello stato di Amazonas, dove operano da molti anni i Missionari del Pime.

Che tipo di pubblico raggiunge?

E Vai da quest’anno è pensata specificatamente per bambini dagli 8 ai 10/11 anni (terza, quarta e quinta elementare). La rivista arriva direttamente a scuola, nelle classi che partecipano al Progetto Adottiamoci gratuitamente e a tutti gli abbonati per posta.

Quali sono gli articoli che apprezzano maggiormente i giovani lettori?

I bambini sembrano apprezzare maggiormente il fumetto ed il fotoromanzo, ma anche i giochi, l'intervista ad un personaggio famoso e la sfida di cittadinanza. Proprio per queste ragioni siamo sempre più convinti dell’importanza di trovare modalità comunicative adatte all’età, che incuriosiscano e coinvolgano i bambini, senza però cedere sull’importanza dei contenuti.

Come vedete in redazione l'informazione missionaria in Italia oggi? Quale il suo ruolo?

L'informazione, meglio la comunicazione relativa alla missione, con tutti i valori che implica, è davvero una grande sfida: difficile oggi ma incredibilmente affascinante! A noi piace entrare nelle scuole, specialmente quelle statali, ed incontrare ragazzi che non avremmo mai l'occasione di avere in oratorio. Mi pare che la nostra missione, qui in Italia, stia proprio nell'educazione.

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