giovedì 21 novembre 2013

Ciao Mario!

Il caso (forse è meglio dire la Provvidenza) mi conduce oggi, 21 novembre, a Ripalimosani (Cb) una casa storica dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI). Qui per decenni c'è stato il noviziato degli oblati italiani, l'anno decisivo che vivevano i giovani che volevano entrare nella congregazione missionaria fondata nel 1816 da S. Eugenio de Mazenod. Quell'anno in cui si studiavano le regole, la vita del fondatore e la spiritualità oblata, si concludeva con la prima professione, la "vestizione", come si diceva una volta. Nella chiesa del Convento si faceva professione di povertà, castità e obbedienza, si riceveva la veste oblata con la fascia nera e il libro delle Regole con la frase "Hoc fac et vives" ("Fa questo e vivrai").
Il 21 novembre 1953, 60 anni oggi, toccò anche ad un giovane trentino, Mario Borzaga, classe 1932, montanaro dal carattere chiuso e timido. Mario trascorre il suo anno di noviziato tra queste colline insieme ad altri giovani, come lui innamorati dell'ideale missionario. Dopo gli studi di teologia e l'ordinazione sacerdotale, Mario parte per l'oriente, il Laos, dove nella primavera del 1960 dona la sua giovane vita insieme al catechista Paolo. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
E penso proprio al corpo di Mario calpestando, oggi, il viale sul retro della casa di Ripa. Terra morbida addolcita dagli aghi di pino, che Mario avrà percorso decine di volte, forse tutti i 365 giorni del suo noviziato, per recarsi dalla Madonna che attende, ancora oggi, al termine del viale in una piccola riproduzione della grotta di Lourdes. Penso al sacrificio di Mario, alla sua famiglia, allo sconcerto degli Oblati dell'epoca. Penso alla terra rossa del Laos vista in decine di fotografie, allo zaino di Mario, al processo sommario, alla buca scavata prima di essere ucciso. Raccolgo tre frutti dall'albero di cachi che si trova vicino al pozzo a inizio viale, per portarli con me. Un ricordo di questo rigido pomeriggio molisano.

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