giovedì 21 luglio 2022

Venezuela / 5. Con i poveri

“Grazie ai Padri che hanno amore come se fossero madri”, scrive un’amica dall’Italia. Abbiamo accolto qui in casa per due giorni una mamma e due bimbi. Pedro, il piccolo, ha quasi due anni, la sorellina ne ha invece otto ed ha un serio problema alla membrana di un orecchio. Arrivano da una zona di campagna ad un paio d’ore da San Cristobal e si rivolgono agli ospedali della città per una qualche cura. Qui l’assistenza sanitaria pubblica non esiste e le cure mediche sono molto molto costose. La mamma racconta la sua preoccupazione che si vede anche nei suoi occhi malinconici. Gli Oblati aprono la casa e danno ospitalità, una camera per dormire, i pasti, un passaggio in auto all’ospedale… Oltre alla madre naturale c’è anche quest’altra “madre”, la comunità oblata che accoglie, sostiene, incoraggia. Si gioca e si scherza con i bimbi, ma il problema della piccola è piuttosto serio, accentuato dal fatto che i medici non hanno ancora una diagnosi precisa.

2219. Sono i chilometri che segnano il lungo confine tra Venezuela e Colombia. Una storia da conoscere quella tra le due nazioni. Se negli anni ‘80 erano i colombiani ad emigrare in Venezuela fuggendo dalla guerriglia, la situazione negli ultimi anni si è ribaltata e ora sono i venezuelani ad andare in Colombia. Sono quasi due milioni quelli che hanno lasciato questa terra per cercare fortuna nel paese confinante. Dal Venezuela si scappa per la corruzione, la mancanza di libertà, la svalutazione catastrofica, gli stipendi di 3 o 4 dollari al mese. Non è raro vedere per strada file di persone, adulti e bambini, che camminano verso la Colombia con i propri bagagli. Nella nostra parrocchia di Santa Barbara di Barinas si sono attrezzati per dare cibo e liquidi a questi ‘pellegrini’. Sono stato a San Antonio e a Ureña che distano una cinquantina di chilometri da qui. Ci sono due ponti che collegano Il Venezuela con la città di Cucuta in Colombia e un via vai continuo di gente. La situazione politica ed economica attuale del Venezuela non ha alcun futuro: tutti aspettano che la dittatura finisca e che il Paese possa finalmente fiorire.

“Sono situazioni precarie. Il vostro aiuto umano e spirituale è essenziale per la gente”, mi ha scritto in questi giorni un’altra amica.

 

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