domenica 4 gennaio 2009

Giovani vite

Diciannove anni. A fine anno si butta dal quarto piano. Siamo a Roma, quartiere Colombo. Lei è una ragazza anoressica che decide di farla finita. «Le feste per lei, ogni anno, erano uno scoglio insormontabile, difficile da superare: i pasti luculliani, insieme alla famiglia riunita, le mettevano angoscia» - ha raccontato in lacrime la madre ai poliziotti subito dopo la tragedia.

Quattro morti e un sopravvisuto. Civitaveccia decreta il lutto cittadino. Indra, Daniele, Gianmarco e Gianni sono morti una domencia mattina su una Nissan Micra, saltando da un cavalcavia tra il porto e la statale Aurelia. Yuri si è salvato. Era lui al volante, poco lucido per varie cause.

Quando il mondo degli adulti ascolta queste notizie, nascono spontanei giudizi e riflessioni sull' universo giovani. Incostanti, distratti, superificiali, irresponsabili... sono solo alcuni degli aggettivi con i quali vengono descritti i ragazzi e le ragazze di inizio terzo millennio. Eppure la frequentazione di tanti giovani, in questi anni, mi porta a dire che non è così. O meglio non è solo così. Io metterei anche altri aggettivi come radicali, autentici, capaci di sacrificio... per descrivere il mondo dei giovani. Sono così, tanti dei ragazzi che ho conosciuto in questi dieci anni che ho trascorso in Calabria, dal gennaio 1998 al settembre 2008. Ne ho incontrati a centinaia, nelle scuole, nelle piazze, nelle parrocchie. Universo variegato e indefinibile che mi ha sempre spinto ad essere vero e che ha denunciato le mie povertà.

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