lunedì 9 febbraio 2009

Fotovoltaico

Marina e Gianfranco sono una coppia di amici. Giovani, tre figli, si sono conosciuti ai tempi dell’università. Hanno sognato la loro famiglia, il loro futuro professionale e anche la loro abitazione. Un sogno di sempre li ha visti concordi: produrre da sé il fabbisogno energetico della loro bella villa, attraverso pannelli fotovoltaici.
Il pannello fotovoltaico a differenza del pannello solare è sensibile alla luce e non solo al calore. Dunque la produzione è assicurata anche in giornate nuvolose e piovigginose come quelle di queste settimane.

Coloro che collocano l’impianto e provvedono alla sua messa a norma fanno capo al gestore nazionale di energia elettrica. L’entusiasmo è grande agli inizi. Si tratta di investire una somma iniziale che rientrerà gradualmente anche perché il gestore comprerà l’energia in surplus prodotta dalla casa. Si firma il contratto che prevede la concessione entro sei mesi.

Ed ecco arrivare puntuali le dolenti note dell’italica penisola. I sei mesi sono quasi passati ma l’impianto non è ancora pienamente funzionante. Si notano, soprattutto in orari serali dei cali improvvisi di tensione elettrica che, come si può immaginare, disturbano la vita della giovane famiglia. Soprattutto i congelatori rischiano di risentirne. Iniziano i contatti telefonici, ma è chiaro che il gestore non è in grado di risolvere i problemi e in fin dei conti di soddisfare la richiesta.
Questo è speso un vezzo di ditte e fornitori piccoli e grandi. Proporre al cliente servizi innovativi che in realtà non si è ancora in grado di soddisfare, per mancanza di materiali o per l’incompetenza del personale. Capita in numerose occasioni.

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