C'è una categoria nell'ultimo rapposto SVIMEZ sulla condizione economica nel mezzogiorno d'Italia che inquadra bene una situazione. Si tratta degli scoraggiati. Per la prima volta, forse, un rapporto che ogni anno presenta numeri, dati, grafici, tendenze, si avventura in una valutazione che esce fuori dai canoni freddi e aridi delle statistiche. Si parla di scoraggiamento, di giovani scoraggiati nella ricerca della prima occupazione.
A chi ha avuto un contatto continuato con il sud perchè ci vive o lavora non sfuggono alcune delle realtà presentate da questo rapporto.
Anzituto la fuga (perchè di esodo si tratta) verso il nord del paese o dell'Europa. Ancora oggi dalle regioni meridionali si muove una folla silenziosa di emigrati. Questa volta però non più le braccia illetterate del dopoguerra, ma gente con laurea e intelligenza che difficilmente compirà un ritorno lavorativo nella propria terra. Viaggio di sola andata, diremmo.
Altro dato verificato più volte sul campo è quello dei "pendolari di lungo raggio", lavoratori che trascorrono mesi lontani dalla propria famiglia con conseguenze inevitabili sull'educazione dei figli e spesso sulla stabilità affettiva e familiare.
Sembra non esserci speranza per le terre assolate del sud della penisola. Eppure politiche attente e amministratori onesti hanno mostrato di poter innescare piccole rivoluzioni culturali di cui hanno beneficiato intere terre meridionali facendo nascere esperienze nuove e incoraggianti. Certo assistenzialismo e vittimismo sono spesso difficili da sradicare, ma gli scoraggiati del sud dovranno pur fare qualcosa per ricucire le trame di un paese che economicamente e socialmente sembra essere sempre più spaccato in due.
sabato 1 agosto 2009
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