venerdì 16 aprile 2010

Viaggio in Senegal / 3

"Noi senegalesi andiamo d'accordo tra di noi. Non è un problema il rapporto cristiani/musulmani". Si spiega con estrema chiarezza Ass, un giovane senegalese che ci accompagna nella visita all'isola di Gorée. Appena venti munuti di battello e si arriva in un posto carico di storia: l'isola da dove partivano, a cominciare dal 1500, gli schiavi per le Americhe. E' incredibile come pochi chilometri quadrati, con architettura portoghese e olandese, possano racchiudere uno dei drammi più atroci e lunghi dell'umanità.

In effetti il Senegal è sempre andato fiero del dialogo tra le religioni e della moderazione dell'Islam. L'"indole allegra e conciliante" di questa nazione ne fa uno dei paesi più sicuri di tutta l'Africa. E in epoche di estremismi religiosi, i capi dell'Islam e della religione cattolica e protestante hanno sempre dialogato. Anzi si sono 'difesi' l'uno con l'altro.

Attualmente in Senegal il 90% della popolazione è di religione musulmana. L'impronta dello stato però è fortemente laica. Non ci sono, ad esempio, donne velate in giro, ma al mattino presto si sente il canto dei muezzin.
Qualche episodio recente ha però leggermente offuscato questa immagine conciliante, causando malcontenti e meraviglie. E' successo che alcune parole pronunciate dal capo di Stato sono suonate offensive o perlomeno inopportune alle orecchie dei cattolici. Ebbene i capi musulmani, in quella precisa occasione, hanno espresso piena solidarietà ai cattolici e alla loro gerarchia.

Ma è certamente nel piccolo, nella ferialità che si esercita questo dialogo interreligioso. Al di là degli incontri ufficiali, i missionari incontrano ogni giorno persone, famiglie, amministratori della religione di Maometto. E' interessante notare la cordialità, il rispetto reciproco, la voglia di costruire insieme qualcosa di buono per la società.

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