giovedì 9 agosto 2012

Viaggio in Guinea Bissau / 9

Dopo i primi giorni di permanenza ci dividiamo in due gruppi. Il più numeroso, dieci persone, si reca a Farim, tre ore di macchina circa da Bissau, direzione nord. Il secondo va nella parrocchia S. Francesco d’Assisi di Antula alla periferia della capitale dove i Missionari OMI sono da meno di un anno. Si entra nel ‘cuore’ dell’esperienza missionaria che questo viaggio ci propone. Due settimane per una presenza semplice e discreta al fianco dei missionari per lavorare con i bambini e i ragazzi di queste due località: una sorta di campo estivo fatto di gioco, riflessione e preghiera. I Padri sottolineano l’importanza del lavoro con le giovani generazioni che sono il futuro qui come altrove. La Guinea Bissau, come molti stati africani, è una nazione fatta di giovani che rappresentano la maggiore fetta della popolazione. Le aspettative di vita sono qui più basse rispetto all’Italia e al Nord del Pianeta. Si rimane quando si incontrano per strada persone di sessant’anni, già piegate e ricurve con problemi di deambulazione e acciacchi vari.

Anche gli animatori e le animatrici locali sono giovani. Con loro si crea subito una certa sintonia e ci si capisce nonostante la differenza di lingua e di costumi. Colpisce il fatto che alcuni giochi (ricordate il mitico “Uno, due tre… stella!”) come anche alcuni bans siano praticamente gli stessi. E’ interessante notare come le cose si tramandino per via orale… Personalmente sono stato sempre colpito dal fatto che anche alcuni proverbi sono praticamente identici in culture e tradizioni a volte molto distanti. In alcuni casi i proverbi sono stati esportati, ma nella maggior parte dei casi sono stati partoriti in maniera indipendente eppure identica.

Le giovani generazioni hanno dappertutto un patrimonio di saggezza e di tradizione sui quali poter basare la propria storia.

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